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TitreDisegno
AuteursDoni, Vincenzo
Date de rédaction
Date de publication originale1549
Titre traduit
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Editeur moderne
Date de reprintReprint et notes par Mario Pepe, Milan, Electa, 1970.

, fol. 6v

Chiamasi dunque Apelle, che faceva cose inaudite, et haveva giudicio retto ; perche si vede che nel far la faccia d’Antigono il quale era cieco da un’occhio la voltò in modo ; che coperse quel difetto. E questo mancamento non harebbe potuto asconder la scoltura.

Dans :Apelle, le portrait d’Antigone(Lien)

, p. 37r

Fu anchora di grandissimo honore all’arte d’Apelle, a cui si da il principato della pittura, che è fosse tanto dimestico et grato ad Alessandro Magno ; che stando spesso nella sua bottega e ragionando dell’arte imprudentemente i fanciulli che macinavano i colori se ne ridevano, in modo che Apelle con piacevol motto l’avertì che tacesse : e per la riverenza che Alessandro gli portava tacque ; atto maraviglioso nell’animo superbo di tanto re, cui tutto il mondo non bastò ad acquietarlo [[4:suite : Apelle et Campaspe]]

Dans :Apelle et Alexandre(Lien)

, p. 37r

[[4:suit Apelle et Alexandre]] […] hora cedesse[[5:Alessandro.]] alla virtu d’un semplice pittore ; alquale fece vedere ignuda e ritrarre una sua cara e bellissima dona : laquale tanto singolarmente Apelle dipinse, che Alessandro consentì et amò più la virtu del maestro, che la sua amata. [[4:suite : Protogène et Démétrios]]

Dans :Apelle et Campaspe(Lien)

, p. 37

[[4:suit Apelle et Campaspe]] Quell’altro essempio tra Apelle e Protogene pittor rodiano dell’haver tirato quelle linee si diritte e sottili. [[4:suite : Zeuxis et Parrhasios]]

Dans :Apelle et Protogène : le concours de la ligne(Lien)

(« Parte quinta »), p. 37r

Egli[[5:Plinio.]] fa memoria di bellissimi essempi di pittura con suo grand’honore seguiti. Perche Giulio Cesare et altri prencipi hanno comprato tavole dipinte tanto oro quanto hanno pesato ; e dedicatole nei tempij de gli loro Dei. [[4:suite : Apelle et Alexandre]]

Dans :Bularcos vend ses tableaux leur poids d’or(Lien)

, fol. 36r

[[4:suit Praxitèle Vénus]] : P. Pur che tu non le cavi queste tue historie del bugiale di Plinio. ogni cosa va bene. S. Le furon vere non bugie.

Dans :Fortune de Pline(Lien)

, p. 36v-37r

P. Anchor non cedo io benche io sia quasi disposto a lasciar l’opinion mia. Et s’io mi ricordo bene del mirabile ingegno di Plinio. S. Poco fa tu lo chiamavi bugiale, et hora gli dai del mirabile ingegno. P. Si fa cosi a voler difendersi a torto, et a ragione. S. Hor seguita la ragion tua. P. Egli fa memoria di bellissimi essempi di pittura con suo grand’honore seguiti. [[4:suite : Apelle et Alexandre]]

Dans :Fortune de Pline(Lien)

, « Parte terza », Silvio, Pino, la Natura e l’Arte, p. 21v-22v

A[RTE]. Facevano ancora delle figure tonde picciole grandi e d’ogni misura, ma sopra ogn’altra cosa se ne servivano in variate, et astratte grottesche, le quali con facilità ricingono et adornano tutti i membri dell’architettura. N[ATURA]. Dimmi o Arte dove è derivato questo nome grottesche ? A. Alla moderna son derivate da primi inventori di quelle, non dalle maniere ma dal ritrovarle in opera, nelle grotte di Roma. N. Del nome antico non è chi lo sappi ? A. Io lo so. S[ILVIO]. Se voi mi dite questo secreto io mi riputerò felice. A. Son contenta. Gl’antichi facevano di stucchi variati fregi di putti, femine, termini, festoni, maschere, cimieri, trophei, molto divinamente d’intorniati, rivelati, cavi in varie attitudini ; lumiere di piu foggie, vasi bene intesi ; laqual cosa mostrava sommo diletto, e renditi certissimo che le piacevan molto, di queste cose la pittura se ne serve ora, ma anticamente non si facevano se non di stucchi, e facevano una pienezza d’occhio che la pittura non può mostrare. E colui che faceva piu astratte, e bizzarre fantasie, e variava stranamente, era tenuto eccellente. S. Dimmi a un tratto come le si chiamavano ? A. L’è cosa che ogni uomo la sa. N. Io non l’udì mai dire. P[INO]. Et io non seppi mai che cosa le fossino. A. Quando tu ritrai in pittura una macchia d’un paese, non vi vedi tu dentro spesse volte animali, uomini, teste, et altre fantasticcherie. P. Anzi piu nelle nuvole, ho gia veduto animalacci fantastichi, e castelli, con popoli e figure infinite e diverse. A. Creditu che le sieno in quelle nuvole che tu vedi ? P. Non mi cred’io. A. O dove sono ? P. Nella fantasia e nella mia imaginativa, nel caos del mio cervello. A. Che nome gli daresti tu secondo il tuo giudicio che si confacesse a punto ? P. Castelli in aria. A. E tu scultore ? S. Sogni, cioè non nulla paiono a me. A. Non sai tu natura che uno che s’imagina mille bizzarrie, et altretante confusioni nel capo, che non sono cosa alcuna, come dicon costoro fantasie, castelli in aria, e sogni ; non sai tu come le si dicono chimere in mal hora. E questo modo di dire tante cose in una parola mi piace, e mai non ci è stato modo di dir altrimenti. N. Io mi ricordo hora che le si chiamavano chimere per mia fede, e per questo nome che tu m’hai ricordato, dico, che gli stucchi ne impattono a quel colorire. P. Le grottesche son pur anchor loro colorite. S. Hor su diamogli la tara, perche Vitruvio vitupera questa bugia che è tutta posta in aria senza fondamenno alcuno, conciosia che tu fai con li tuoi pennelli un casamento posto sopra un gambo di finocchio, o sopra nuvoli, queste chimere dipinte son lodate poi da certi cervelli, hor su non voglio andar più inanzi.

Dans :Grotesques(Lien)

, p. 11r

Ma se gl’ha a riguardare donde le derivano, non so come l’andrà, perche la pittura venne da l’ombra e la scoltura da gl’idoli.

Dans :Les origines de la peinture(Lien)

, « Parte quinta », fol. 36r

Fu gia fatta una Venere tanto eccellente e lasciva, che fu necessario tenervi le guardie continue, tanto commoveva gl’huomini. Un’altra Venere fu pure da un maestro greco fatta tanto risplendente e di lucida candidezza, che faceva perdere la luce a gl’huomini ; in modo che furono sforzati a stipendiare una guardia alla porta, che avertiva a chi v’entrava ; che’l marmo pario greco è d’infinita più bianchezza e durezza, che viene a pigliare grandissimo lustro ; ne ci si vede alcuna macchia, come ne’ nostri da Carrara.

Dans :Praxitèle, Vénus de Cnide(Lien)

, p. 37r

[[4:suit Apelle et Campaspe, Apelle et Protogène]] Et quell’altra gara che nacque tra Zeusi e Parrasio di quella pittura, la qual cosa è tanto trita e divolgata che io mi vergogno a dirla che uno ingannasse gl’uccelli, e l’altro il pittore.

Dans :Zeuxis et Parrhasios : les raisins et le rideau(Lien)